San Quirico – Messa ore 18:00

XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B

Canto d’ingresso

IL PANE DEL CAMMINO
Rit.      Il tuo popolo in cammino
            cerca in te la guida
            sulla strada verso il regno
            sei sostegno col tuo corpo.
            Resta sempre con noi, o Signore.

È il tuo pane Gesù che ci dà forza
e rende più sicuro il nostro passo.
Se il vigore del cammino si svilisce
la tua mano dona lieta la speranza.

È il tuo vino Gesù che ci disseta
e sveglia in noi l’ardore si seguirti.
Se la gioia cede il passo alla stanchezza
la tua voce fa rinascere freschezza.

È il tuo corpo Gesù che ci fa Chiesa
fratelli sulle strade della vita.
Se il rancore toglie luce all’amicizia
dal tuo cuore nasce giovane il perdono.

È il tuo sangue Gesù il segno eterno
dell’unico linguaggio dell’amore.
Se il donarsi come te richiede fede
nel tuo Spirito sfidiamo l’incertezza.

È il tuo dono Gesù la vera fonte
del gesto coraggioso di chi annuncia.
Se la Chiesa non è aperta ad ogni uomo
il tuo fuoco le rivela la missione.

Atto penitenziale

Signore Gesù, il peccato ci ha reso ciechi. Apri i nostri occhi e vedremo la tua luce: abbi pietà di noi.
Signore, pietà!
Cristo Signore, il peccato ci ha reso muti. Apri le nostre labbra e canteremo la tua lode: abbi pietà di noi.
Cristo, pietà!
Signore Gesù, il peccato ci ha reso sordi. Apri i nostri orecchi e ascolteremo la tua parola: abbi pietà di noi.
Signore, pietà!

Gloria

Gloria a Dio nell’alto dei cieli
e pace in terra agli uomini amati dal Signore.
Noi ti lodiamo, ti benediciamo,
ti adoriamo, ti glorifichiamo,
ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa,
Signore Dio, Re del cielo,
Dio Padre onnipotente.
Signore, Figlio unigenito, Gesù Cristo,
Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre,
tu che togli i peccati del mondo,
abbi pietà di noi;
tu che togli i peccati del mondo,
accogli la nostra supplica;
tu che siedi alla destra del Padre,
abbi pietà di noi.
Perché tu solo il Santo,
tu solo il Signore,
tu solo l’Altissimo, Gesù Cristo,
con lo Spirito Santo,
nella gloria di Dio Padre. Amen.

Colletta

O Dio, Padre buono, che nel tuo Figlio unigenito ci hai dato il sacerdote compassionevole verso i poveri e gli affitti, ascolta il grido della nostra preghiera e fa’ che tutti gli uomini vedano in lui il dono della tua misericordia. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.


LITURGIA DELLA PAROLA

Prima lettura   Ger 31,7-9

Dal libro del profeta Geremia
Così dice il Signore:
«Innalzate canti di gioia per Giacobbe,
esultate per la prima delle nazioni,
fate udire la vostra lode e dite:
“Il Signore ha salvato il suo popolo,
il resto d’Israele”.
Ecco, li riconduco dalla terra del settentrione
e li raduno dalle estremità della terra;
fra loro sono il cieco e lo zoppo,
la donna incinta e la partoriente:
ritorneranno qui in gran folla.
Erano partiti nel pianto,
io li riporterò tra le consolazioni;
li ricondurrò a fiumi ricchi d’acqua
per una strada dritta in cui non inciamperanno,
perché io sono un padre per Israele,
Èfraim è il mio primogenito».
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.


Salmo responsoriale    dal Salmo 125

Rit. Grandi cose ha fatto il Signore per noi.
Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion,
ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,
la nostra lingua di gioia.
Rit.
Allora si diceva tra le genti:
«Il Signore ha fatto grandi cose per loro».
Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
eravamo pieni di gioia.
Rit.
Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,
come i torrenti del Negheb.
Chi semina nelle lacrime
mieterà nella gioia.
Rit.
Nell’andare, se ne va piangendo,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con gioia,
portando i suoi covoni.
Rit.


Seconda lettura           Eb 4,14-16

Dalla lettera agli Ebrei
Ogni sommo sacerdote è scelto fra gli uomini e per gli uomini viene costituito tale nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati.
Egli è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore, essendo anche lui rivestito di debolezza. A causa di questa egli deve offrire sacrifici per i peccati anche per se stesso, come fa per il popolo.
Nessuno attribuisce a se stesso questo onore, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne. Nello stesso modo Cristo non attribuì a se stesso la gloria di sommo sacerdote, ma colui che gli disse: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato», gliela conferì come è detto in un altro passo:
«Tu sei sacerdote per sempre,
secondo l’ordine di Melchìsedek».
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.


Canto al vangelo

Alleluia, alleluia.
Il salvatore nostro Cristo Gesù ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita per mezzo del Vangelo.
Alleluia, alleluia.

VANGELO Mc 10,46-52

Dal Vangelo secondo Marco
Gloria a te, o Signore.

In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.
Parola del Signore. Lode a te, o Cristo.


Professione di fede

Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la chiesa, una, santa, cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.

La nostra preghiera

Prete: Fratelli e sorelle, come Bartimeo invochiamo la salvezza dal Signore e diciamo: Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di noi!

• Guarda alla tua Chiesa che hai formato per riflettere la tua luce e riconoscerla presente in ogni uomo; spazza via le sue opacità e i ripiegamenti su se stessa.
• Ascolta il grido di chi fa esperienza del non senso e della disperazione; dona consolazione e forza per seguirti nella prova.
• Chiama ogni uomo e donna a lasciare le sicurezze che imprigionano nelle strette della cupidigia, del quieto vivere, del proprio tornaconto; fa’ che conoscano la grandezza del tuo amore.
• Rialza chi è stato ferito nella dignità che appartiene ai tuoi figli; dona la riconciliazione, la gioia, la speranza.
• Confermaci nella fede che nutriamo alla mensa della tua Parola e del tuo Pane di Vita che anche oggi non ci fai mancare, rendici tutti missionari del tuo amore misericordioso.
• Dona la tua consolazione a chi è colpito dalla morte di una persona amata e confermaci nella speranza che insieme a (… e a) i nostri fratelli defunti potremo anche noi contemplare il tuo volto nella gloria eterna.

Prete: O Signore, che hai detto: “Io sono la luce del mondo, chi segue me avrà la luce della vita”, fa’ che crediamo in te con piena fiducia e sappiamo seguirti sulla strada che tu hai percorso. Tu vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.

Antifona alla comunione

«Rabbunì, Maestro, che io veda di nuovo».
«Va’, la tua fede ti ha salvato». (Mc 10,51-52)

Canto all’offertorio

SE M’ACCOGLI
Tra le mani non ho niente, spero che mi accoglierai,
chiedo solo di restare accanto a te.
Sono ricco solamente dell’amore che mi dai,
è per quelli che non l’hanno avuto mai.
Rit.      Se m’accogli, mio Signore, altro non ti chiederò
            e per sempre la tua strada, la mia strada resterà.
            Nella gioia e nel dolore fino a quando tu vorrai,
            con la mano nella tua camminerò.

Io ti prego con il cuore, so che tu mi ascolterai,
rendi forte la mia fede più che mai.
Tieni accesa la mia luce fino al giorno che tu sai,
con i miei fratelli incontro a te verrò.
Rit.

Santo

Canto alla Comunione

Canto finale

GIOVANE DONNA
Giovane donna, attesa dell’umanità,
un desiderio d’amore e pura libertà.
Il Dio lontano è qui, vicino a te,
voce e silenzio, annuncio di novità.
Rit.      Ave  Maria.
            Ave  Maria.


Dio t’ha prescelta qual madre piena di bellezza,
ed il suo amore t’avvolgerà con la sua ombra.
Grembo per Dio venuto sulla terra,
tu sarai madre di un Uomo nuovo.

Ecco l’ancella che vive della sua parola,
libero il cuore perchè l’amore trovi casa.
Ora l’attesa è densa di preghiera
e l’Uomo nuovo è qui in mezzo a noi.

Per la preghiera a casa

Orientamenti per la preghiera
Leggere nella bibbia: la guarigione dei ciechi (Isaia 35; Giovanni 9) – la fede che dona la salvezza (Romani 3,21-4,25; Ebrei 11).

Le letture di Domenica prossima, XXXI del tempo ordinario – anno B
Deuteronomio 6,2-6; Salmo 17; Ebrei 7,23-28; Marco 12,28-34

La guarigione e la sequela
L’episodio del vangelo di Marco conclude la narrazione del viaggio di Gesù verso Gerusalemme. Gerico infatti è l’ultima tappa dell’itinerario che seguono i pellegrini che dalla Galilea scendono lungo la via che costeggia il Giordano. L’evangelista prende lo spunto da questo fatto per ricostruire un piccolo dramma che rappresenta il cammino del discepolo chiamato a seguire Gesù. Il racconto evangelico nella scena iniziale pone in risalto il contrasto tra Bartimeo e il corteo che accompagna Gesù. Infatti egli sta per lasciare la cittadina di Gerico seguito dai suoi discepoli e da una grande folla. Il povero cieco come tutti i giorni siede sulla strada per ricevere dai passanti l’elemosina che gli consente di vivere. Egli se ne sta seduto mentre tutti gli altri si muovono liberamente assieme a Gesù.
Nel buio della sua cecità egli sente il nome “Gesù Nazareno” e vi si aggrappa gridando con tutte le sue forze: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Nell’appellativo “Figlio di Davide” è implicito un riconoscimento del potere messianico di Gesù. L’invocazione di Bartimeo è dettata dal bisogno istintivo di uscire dalla sua solitudine. Egli infatti si appella alla compassione del Nazareno. Ma tra il cieco che grida e Gesù, il messia, si frappone la folla dei curiosi che si sentono infastiditi dalle sue grida. L’evangelista segnala questo contrasto tra il grido del cieco e la reazione della gente: «Molti lo sgridavano per farlo tacere». Ma il povero cieco cerca di superare l’ostacolo della folla gridando ancora più forte la sua invocazione: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me». Questa insistenza del cieco ha la meglio sull’opposizione della folla, perché Gesù ascolta il suo grido.
Infatti il racconto di Marco dice espressamente che Gesù si ferma e ordina proprio a quelli che sgridavano il povero cieco: «Chiamatelo!». Questa volta la folla che si frappone tra Gesù e il cieco diventa veicolo della comunicazione tra i due. Infatti l’ordine di Gesù cambia radicalmente la situazione. Quelli che un momento prima volevano far tacere il povero cieco ora lo incoraggiano trasmettendogli l’ordine-chiamata di Gesù: «Coraggio! Alzati, ti chiama!». La reazione di Bartimeo è immediata. Egli che fino a un momento prima stava seduto lungo la strada per chiedere aiuto ai passanti, ora d’un balzo è in piedi, lascia anche lo straccio di mantello che lo ricopre e si presenta a Gesù. Può sembrare superflua la domanda che egli pone al cieco: «Che vuoi che io ti faccia?». Il figlio di Timeo con insistenza ha continuato a gridare rivolgendosi a Gesù Nazareno: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù, sta per intraprendere la salita a Gerusalemme, dove entrerà accompagnato dai discepoli e dalla folla che dicono: «Benedetto il regno che viene del nostro padre Davide!». Nel contesto dell’attesa del regno messianico anche i ciechi possono sperare di vedere la luce. Il cieco nel grido che nasce dal suo bisogno immediato esprime questa speranza.
Ma Gesù con la sua domanda non solo stabilisce un rapporto più immediato e personalizzato con il cieco, ma vuole renderlo protagonista del suo processo di uscita verso la luce. Bartimeo accoglie l’invito di Gesù ed esplicita la sua richiesta: «Rabbunì, che io riabbia la vista!». Egli non si rivolge più al «figlio di Davide», ma a Gesù che riconosce come «maestro mio» e «Signore mio». Ora senza reticenze gli chiede di poter vedere. La a sua domanda nasce spontanea della sua condizione. La riposta di Gesù va oltre la richiesta del povero cieco. Il maestro infatti gli dice: «Va’, la tua fede ti ha salvato». È una formula ricorrente nel vangelo marciano. Ma essa si carica di significato specifico conforme alle diverse situazioni. Il cieco di Gerico grazie alla sua fede in Gesù non è solo liberato dalla sua infermità, ma «salvato». La nota finale dell’evangelista lascia trasparire il senso di questa parola di Gesù. Infatti il testo evangelico non solo costata l’immediata guarigione del cieco, ma aggiunge: «e prese a seguirlo per la strada». In altre parole, la guarigione di Bartimeo, il cieco di Gerico, diventa anche la sua chiamata alla sequela di Gesù, il figlio di Davide, che con la sua morte e risurrezione inaugura il regno di Dio.
Rinaldo Fabris

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