La Parola si rivela
Il 18 novembre 1965, a pochi giorni dalla fine del Concilio Vaticano II, viene promulgata la Costituzionesulla rivelazione divina, la rivelazione definitiva che Dio ha offerto all’uomo una volta per sempre mediante Cristo e che ha affidato alla Chiesa per essere proclamata e fedelmente custodita.
Ma che cos’è questa rivelazione?
Per capire è importante contestualizzare.
Storicamente lo sviluppo della riflessione successivo alla Riforma luterana – “Sola scriptura, sola fide, sola gratia” – pone l’accento sulla Parola di Dio e, con la Controriforma, la Chiesa Cattolica, forse un po’ per reazione, sceglie invece un altro “centro”: la spiritualità  e la devozione eucaristica, che attraverserà due o tre secoli a partire dal Concilio di Trento. Il Concilio Vaticano II recupera fortemente questo aspetto riequilibrando,  anche  con l’aiuto  prezioso  della Patristica,  queste  due dimensioni  (v. Sacrosanctum Concilium  §§  24  e 56).  Come  ci ricorda  anche  San  Girolamo:  “Ignorantia  scripturae,  ignorantia Christi”.
Da un altro punto di vista, la filosofia teoretica parla di tre livelli della Rivelazione: cosmica, storica e definitiva (Cristo).
La prima rimanda alla creazione: “Dio, il quale crea e conserva tutte le cose per mezzo del Verbo, offre agli uomini nelle cose create una perenne testimonianza di sé” (Dei Verbum, § 3).
La seconda passa attraverso le tappe (da Abramo al Vangelo) della Sacra Scrittura. Infine, l’ultima, in continuità e contrasto, è quella definitiva: “Gesù Cristo compie e completa la Rivelazione e la corrobora con la testimonianza  divina […] e non è da aspettarsi  alcun’altra  Rivelazione  pubblica prima della manifestazione gloriosa del Signore nostro Gesù Cristo” (Dei Verbum § 4). Questa rivelazione che Dio ci ha comunicato per mezzo di Cristo e dei suoi apostoli può correttamente essere chiamata rivelazione “fondante”.
A questo punto è importante cogliere la struttura della Costituzione conciliare: dopo un breve Proemio essa offre il capitolo I sulla Rivelazione; il II sulla sua Trasmissione; il III sull’Ispirazione divina e l’Interpretazione della Sacra Scrittura; i capitoli IV e V parlano del Vecchio e Nuovo Testamento; infine, il VI della Sacra Scrittura nella vita della Chiesa.

Alcuni temi nel testo sono fondamentali:
– lo sviluppo del dogma (Dei Verbum, § 8), che avviene per mezzo di tre fattori: lo studio (la teologia); il “sensus fidei”, o meglio, la conoscenza suscitata e sorretta nel cuore dei fedeli dallo Spirito di verità; il Magistero, custode del deposito della fede;
– le relazioni tra Scrittura, tradizione e Magistero (Dei Verbum, §§ 9 e 10), significative anche a livello ecumenico;
– l’unità dei due Testamenti (Dei Verbum, § 16), come partecipazione e analogia;
– la storicità dei Vangeli (Dei Verbum, § 19).

Nel periodo post-conciliare,  sotto l’impulso della Dei verbum, l’attualizzazione  della Parola di Dio nell’ambito della vita della Chiesa ha assunto una grande estensione e, sotto questo profilo, la Dei Verbum ha avuto un futuro.
Due ultime tappe fondamentali sono state, senza dubbio, il Sinodo dei Vescovi su “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa” – celebratosi a Roma nell’ottobre 2008 – al quale è poi seguita l’esortazione apostolica postsinodale di Papa Benedetto XVI Verbum Domini (30 settembre 2010).
Nella sua introduzione, al § 3, il Papa descrive al Sinodo sulla Parola di Dio il percorso fatto dalla Dei Verbum, che definisce “una pietra miliare del cammino ecclesiale” e dichiara: “E’ a tutti noto il grande impulso che la Costituzione dogmatica Dei Verbum ha dato per la riscoperta della Parola di Dio nella vita della Chiesa, per la riflessione teologica sulla divina Rivelazione e per lo studio della Sacra Scrittura”.
E chiude affermando che: “La Chiesa, nella consapevolezza della continuità del proprio cammino sotto la guida dello Spirito Santo, con la celebrazione di questo Sinodo si è sentita chiamata ad approfondire ulteriormente il tema della divina Parola, sia come verifica dell’attuazione delle indicazioni conciliari, sia per affrontare le nuove sfide che il tempo presente pone ai credenti in Cristo”.
Riscoprire la centralità della Parola nella vita cristiana ci fa ritrovare così il senso più profondo di quanto richiamò con forza Giovanni Paolo II: continuare la missio ad gentes e intraprendere con tutte le forze la nuova evangelizzazione. E beato chi coltiva in cuor suo una memoria carica di speranza!
Don Luca Albizzi