Si è concluso sabato 24 ottobre il Sinodo sulla famiglia. “Che cosa significherà per la Chiesa concludere questo Sinodo dedicato alla famiglia?”, si è chiesto il Papa nel suo discorso alla conclusione dell’assise. “Certamente – la risposta – non significa aver concluso tutti i temi inerenti la famiglia, ma aver cercato di illuminarli con la luce del Vangelo, della tradizione e della storia bimillenaria della Chiesa, infondendo in essi la gioia della speranza senza cadere nella facile ripetizione di ciò che è indiscutibile o già detto”. Il documento finale indica allora una pista di ricerca e di lavoro: non mette la parola fine alla discussione, ma indica per essa uno stile nuovo, segnato da rispetto, ascolto, umiltà.

Vi riporto l’interessante riflessione del vescovo Giuseppe Mani

 

I divorziati possono far la Comunione? Era questa la grande domanda di cui si aspettava una risposta. La risposta è venuta. Nessuno tocca la verità che il matrimonio è unico e indissolubile ma finalmente è stato ripetuto che la coscienza di ogni persona è l’ultimo criterio di giudizio .

Capiamoci. Il sommo criterio di giudizio morale è la Parola di Dio, la legge della natura interpretata ufficialmente dal magistero della Chiesa. Però l’ultimo criterio di giudizio è la coscienza di ogni uomo, di ogni persona, quel luogo in cui ciascuno si incontra con Dio e dove Dio attende ogni suo figlio per dialogare personalmente con lui. La coscienza è sacra. ll Beato Newman direbbe che è il primo Vicario di Cristo. Ogni uomo , se è tenuto a formarsi una coscienza vera è però giudicato dalla sua coscienza retta. L’uomo non sarà giudicato da Dio sulla Sua legge ma sulla sua coscienza.

Il sinodo ha ribadito questo. Il Papa ha ribadito che essendo un sinodo pastorale non si devono fare teorie,niente leggi generali ma ogni persona deve essere aiutata a leggere la sua coscienza, ad ascoltare Dio che gli parla. Questa lettura della propria coscienza si chiama “discernimento” per cui il confessore non è più un carabiniere che dice se hai fatto peccato mortale o veniale per cui ti fa l’adeguata contravvenzione, ma il fratello che ti aiuta a discernere e se hai sbagliato ti perdona in nome di Dio.

Allora i divorziati risposati possono fare la Comunione si o no? Dipende dalla situazione in cui si trovano leggendo le circostanze e la propria coscienza. Una cosa è certa: i divorziati risposati non sono esclusi dai sacramenti.

Leggendo il testo finale del Sinodo fa una certa impressione l’affetto con cui la chiesa considera la situazione di questi nostri fratelli che vengono da un matrimonio fallito e che hanno rifatto una bella famiglia, educano cristianamente i figli e desiderano accostarsi ai sacramenti oltre che fare il catechismo, leggere in chiesa e fare il padrino al battesimo e alla cresima. Ci leggo una sorta di scuse per i maltrattamenti che hanno subito: trattati come concubini, negazione del battesimo ai figli, proibizione di fare il padrino e soprattutto non poter ricevere la comunione neppure il giorno della Prima Comunione dei propri figli. Eppure il Sinodo non ha inventato nulla di nuovo, è la dottrina antica quanto la Chiesa, l’insegnamento di San Tommaso e del Grande Alfonso Maria de’Liguori che oltre ad essere un grande teologo era anche un vero pastore di anime.

Permettetemi di concludere dicendo che adesso il problema non è più dei divorziati risposati ma dei confessori che , come dice il Papa, non potranno più essere dei funzionari ma dei veri Padri che aiutano a leggere le coscienze.

Relazione finale del Sinodo